Ruggiero II, conte, poi re di Sicilia, ai talenti ed alle virtù di Guiscardo univa maggior vanità e minor grandezza d'animo. Trovando il titolo di duca inferiore alla sua potenza, ambì il nome di re, ed abbracciò opportunamente, all'occasione d'uno scisma che divideva la Chiesa, il partito dell'antipapa Anacleto II, cui era più che mai necessaria la sua protezione, mentre tutta la cristianità riconosceva per legittimo papa Innocenzo II. Questi non poteva pagare a troppo caro prezzo la protezione dell'unico principe dichiaratosi a suo favore, d'un principe vicino a Roma, ed abbastanza potente per riporre il suo protetto sulla sede pontificia e per mantenervelo colle sue armi. In forza dell'alta signoria sulle due Sicilie che Leone IX aveva acquistata alla santa sede, Anacleto decorò il suo vassallo del titolo di re, ponendogli colle sue mani la corona in capo. In pari tempo per formare il nuovo regno unì alla Puglia, alla Calabria, alla Sicilia il principato di Capoa, che apparteneva ai Normanni d'Aversa, e la repubblica di Napoli, sui quali stati egli non aveva verun diritto(329).
Dopo l'incoronazione, Ruggiero si prese cura di ricompensare il pontefice scismatico che lo aveva fatto re, e spinta la sua armata verso Roma, ove Innocenzo II, ajutato dai Francipani suoi parenti, erasi posto in possesso del supremo pontificato, sconfisse le milizie della Chiesa, stabilì Anacleto in Roma, e costrinse Innocenzo a salvarsi a Pisa, di dove passò in Francia per implorare soccorso contro l'usurpatore.
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