Ruggiero che non aveva omai in faccia che nemici vinti più volte, rientrò nel suo regno di qua del Faro. Salerno gli aprì le porte, sottomise Nocera, bruciò Capoa, e colla rapidità con cui le perdette, riebbe quasi tutte le province che gli furono tolte nella precedente campagna(346).
Innocenzo II, disgustato dell'imperatore, tentò di metter fine alla guerra ed allo scisma colle trattative. Tre cardinali del suo partito furono ammessi in presenza di Ruggiero a discutere contro tre altri del partito d'Anacleto i titoli della validità dell'elezione dei due competitori. Questa conferenza, come d'ordinario accade, lasciò tutti nella propria opinione; sicchè, quando fu terminata, i due papi si scomunicarono di nuovo perchè l'avversario non aveva voluto arrendersi all'evidenza delle proprie ragioni. Fortunatamente per la pace della Chiesa, Anacleto morì poco dopo; e quantunque i suoi partigiani si affrettassero di eleggere il successore, che prese il nome di Vittore III, Innocenzo con una grossa somma di danaro ne ottenne l'abdicazione e la cessazione dello scisma(347).
(1138) In un sinodo tenuto in Roma l'anno susseguente, Innocenzo rinnovò le censure fulminate prima contro Ruggiero ed i suoi aderenti, e per appoggiarle colla forza s'avanzò alla testa d'una piccola armata fino al castello di Galluzzo, di cui ne cominciò l'assedio, durante il quale fu sorpreso ed inviluppato dalle truppe di Ruggiero e di suo figlio, poste in fuga le sue truppe, ed egli, fatto prigioniero e condotto nel campo nemico.
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