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      La nuova repubblica faceva bensì parte dell'impero romano, ma quest'impero impotente, non sussisteva omai più che di nome, disponendone i barbari, benchè ricevessero ancora come una distinzione onorevole i titoli delle sue magistrature. Ogni provincia, ogni straniera popolazione posta nell'interno dell'impero poteva senza contrasto far valere la propria indipendenza. Ella ne aveva il diritto tosto che sentivasi abbastanza forte per resistere alle aggressioni de' barbari; e quantunque i provinciali d'origine romana non avessero affatto dimenticata l'affezione ed il rispetto dovuto all'antico nome di Roma, trovavansi però felici di potere scuotere il giogo d'un governo oppressivo e tirannico; di liberarsi dalle eccessive tasse che non soccorrevano per altro alla miseria del fisco; di sottrarsi all'odiosa sorte delle milizie, che non provvedevano alla vergognosa impotenza delle armate. I Veneziani adunque rimasero liberi allorchè l'invasione di Attila li ridusse a fondare un nuovo stato; e le disastrose incursioni dei Vandali, degli Eruli, degli Ostrogoti, resero loro sempre più cara la libertà.
      Abbiam già avuto opportunità di osservare che, fino agli ultimi tempi dell'impero romano, il governo municipale si conservò democratico. L'assemblea popolare di ogni città decideva dei comuni interessi, e sanzionava le leggi locali. Le stesse assemblee nominavano pure i magistrati annuali incaricati delle funzioni di giudici; ed è probabile opinione che lungo tempo avanti l'invasione d'Attila questi magistrati avessero già il titolo di tribuni.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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