I primi abitavano la Sicilia e l'Affrica, gli altri erano pirati della Dalmazia, che riunitisi nella città di Narenta, in fondo al golfo dello stesso nome, posto quasi in faccia d'Ancona, l'avevano fatta centro delle loro piraterie(369). Un secolo più tardi altri pirati stabilironsi in alcune città dell'Istria, ed una ardita intrapresa richiamò su di loro l'attenzione e lo sdegno della repubblica.
Per antica consuetudine i matrimonj de' nobili e de' principali cittadini celebravansi in Venezia lo stesso giorno nella medesima Chiesa. La vigilia della candellara in cui la repubblica dava la dote a dodici fanciulle, era il giorno consacrato a questa pubblica festa. Di buon mattino le gondole elegantemente ornate recavansi da tutti i quartieri della città all'isola d'Olivolo, o di Castello, posta ad una delle sue estremità, ove il capo del clero, allora vescovo, adesso patriarca, teneva la sua residenza. Gli sposi sbarcavano colle loro spose in mezzo al suono degli strumenti sulla piazza di Castello, e tutti i parenti e gli amici in abito di gala facevano loro corteggio. Vi si portavano in pompa i regali fatti alla sposa, ed il popolo affollato lungo la riva degli Schiavoni, ed in tutte le strade che guidano a Castello, seguiva senz'armi e senza alcun sospetto questa fastosa processione.
I pirati istriani, istrutti da lungo tempo di questa costumanza nazionale, ardirono di sorprendere gli sposi nella stessa città. Il quartiere al di là dell'arsenale affatto vicino d'Olivolo non era a tal epoca abitato, nè l'arsenale era ancora stato fabbricato.
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