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      Colà riunì pure alla sua flotta i rinforzi delle città alleate; indi passò a Zara, la più antica alleata de' Veneziani in Dalmazia, e vi ricevette ugualmente gli omaggi delle città di quella contrada, Salone, Sebenigo, Spalatro, Fran, None, Belgrado, Almissa e Ragusi; e le isole di Coronata, Pago, Ossero, Lissa, Brazza, Arbo e Cherzo seguirono l'esempio delle prime, e tranne le due isole di Corzola e di Lezinia, che, più tosto che rinunciare alla loro indipendenza, s'allearono coi Narentini, tutte le città illiriche riconobbero volontariamente la supremazia de' Veneziani.
      Il doge portò da prima le sue forze contro queste due isole, le quali sotto certi riguardi chiudevano il golfo di Narenta, ed avendole sottomesse dopo la più viva resistenza, pose a ferro ed a sangue tutto il paese de' Narentini, e non accordò loro una vergognosa pace che dopo averli ridotti a tanta debolezza, che non poterono mai più rifarsi(375).
      La presa di Narenta fu per Venezia cosa meno vantaggiosa assai dell'alleanza cui aveva dato motivo. Le associazioni dei deboli coi forti sono sempre pericolose; e le città vinte e le vincitrici furono dai Veneziani ridotte ben tosto alla medesima condizione. Pretori o podestà tolti dal corpo della nobiltà furono mandati a governarle, ed il doge prese il titolo di duca di Venezia e di Dalmazia.
      Mentre Venezia stendeva il suo dominio sulla costa orientale del golfo Adriatico, e poneva i fondamenti di quell'alta potenza cui non tardò a conseguire, due città del mar Tirreno, Pisa e Genova, cominciavano a scuotere il giogo che avevano lungo tempo sofferto, e sviluppavano i primi germogli di quella potenza che doveva in appresso contrappesare quella di Venezia, e con una lunga e sanguinosa rivalità rendere gl'Italiani degni dell'impero del mare.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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