(980) Quando Ottone II meditava la conquista della Magna Grecia aveva fatto chiedere a Pisa un soccorso di navi per portare la guerra nelle due Sicilie; e questo fatto è il primo che ne mostri la grandezza d'una città che nel dodicesimo secolo ottenne prima di molte altre l'indipendenza ed un governo consolare(376). La foce dell'Arno, meno che non lo è a' dì nostri ingombrata di arena, formava per i leggeri vascelli usati allora un porto ugualmente difeso dalle burrasche e dagl'insulti de' corsari. La navigazione ed il commercio erano già da qualche tempo l'oggetto che più occupava gl'industriosi Pisani. In tempo che tutte le isole del mediterraneo erano occupate dai Saraceni quasi sempre nemici, quando ancora i Veneziani e gli Amalfitani, gelosi dell'impero del mare, cercavano di escluderne gli altri popoli, le intraprese marittime richiedevano forse più coraggio, che industria. Queste risvegliarono il valore della gioventù pisana, e loro ispirarono l'amore dell'indipendenza. Nell'età di Solone erasi già osservato che gli uomini di mare sono degli altri più fieri e più entusiasti per la libertà. Quest'osservazione verificossi nelle città anseatiche ed in Atene, e spiega pure l'antica prosperità di Pisa, e la rimota origine della sua indipendenza. Le ricchezze acquistate col commercio si versarono ben tosto sulle vicine campagne: il Delta dell'Arno, quella fertile pianura oggi mezzo incolta, fu asciugata e trasformata in giardini; il porto pisano e quello di Livorno si aprirono alle galere, ed i molti gentiluomini che abitavano le colline dalla valle di Nievole fino all'Ombrone, chiesero ed ottennero la cittadinanza pisana, e la protezione della repubblica.
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