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      I Genovesi che in principio della guerra non osavano di sperare così prosperi avvenimenti, avevano domandato le spoglie per loro, lasciando ai Pisani le terre spogliate che conquisterebbero. A fronte però di tutto il rigore adoperato nell'impadronirsi di quanto presero ai Saraceni, videro con estremo rammarico che la parte loro era troppo lontana dal valore del regno che rimaneva in potere dei rivali alleati(385). Cercavano quindi di deviare dalle stabilite condizioni, e procedettero con tale insistenza, che i Pisani ricorsero alle armi per far eseguire il trattato, scacciando dalla Sardegna coloro che gli avevano ajutati ad impadronirsene. Pare che questa contesa non iscoppiasse che l'anno 1021, allorchè Muset aveva già perdute le ultime sue fortezze e le nuove truppe che aveva egli stesso condotte di Spagna(386).
      Per altro il re moro lusingavasi ancora di riavere la Sardegna; ed ogni primavera veniva con una nuova flotta ad insultare le guarnigioni della repubblica, o a tentar di sorprenderle. I Pisani, dopo avere lungo tempo combattute queste squadre sulle coste dell'isola, risolvettero di terminare una guerra incominciata diciott'anni avanti, attaccando i Saraceni nel proprio paese. Corsero vincitori le spiagge dell'Affrica insultando Cartagine, ed occupando Bona, l'antica Ippona di s. Agostino. Muset fu costretto a chieder la pace, e, ciò che più gli dolse, a mantenerla molti anni. Pure negli estremi periodi di sua vita volle di nuovo tentar la sorte, quando gli altri uomini non cercano che il riposo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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