Pietro, arcivescovo di Pisa, approfittando della circostanza della festa di Pasqua, in cui gli abitanti delle vicine campagne accorrevano a Pisa per ricevervi la benedizione vescovile, presentò loro alla porta del tempio la croce, gli esortò con impetuosa eloquenza in nome del Dio dei Cristiani a liberare i loro fratelli che gemevano nelle prigioni degl'infedeli, ed erano continuamente esposti a rinegare la fede. Alcuni vecchi, che, essendo giovani, avevano militato nell'impresa della Sardegna, ed avevano trionfato sui Saraceni di Bona e d'Almeria, applaudirono alla voce del loro prelato, e ripetendo il racconto mille volte udito delle loro imprese, esortarono la nascente generazione a conservare la gloria di Pisa, ed a fare in modo che nuovi trionfi facessero dimenticare i passati. Il loro entusiasmo si comunica alla gioventù che prende la croce; ed il popolo sceglie dodici capitani, cui viene affidata la cura dell'impresa, dei preparativi di guerra e delle alleanze(403).
Parte della state fu consacrata ad allestire la flotta e le macchine guerresche; nel qual tempo giunsero a Pisa i soccorsi de' Lucchesi e di Roma: e Pasquale, nunzio del papa, venne espressamente a Pisa per benedire la flotta che fece vela in sul cominciar d'agosto, il giorno di s. Sisto, in cui i Pisani festeggiavano una vittoria ottenuta sui Saraceni affricani nel precedente secolo. I crociati passarono prima in Sardegna tanto per avere più accertate notizie, come per ricevere i soccorsi de' feudatarj che i Pisani avevano in quell'isola.
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