Furono prese a vicenda molte navi, bruciate o colate a fondo; saccheggiati varj castelli e villaggi posti lungo le coste, altri incendiati e distrutti; periti in tante battaglie i più valorosi cittadini; non pertanto il commercio delle due repubbliche non prosperò mai tanto, nè la marina fu in altri tempi più attiva,
(1133) Finalmente l'anno 1133, Innocenzo II, ch'erasi rifugiato a Pisa, s'intromise per trattar di pace tra le nemiche nazioni, che lo avevano ugualmente soccorso contro l'antipapa Anacleto. E perchè l'innalzamento dell'arcivescovo di Pisa aveva destata la gelosia de' Genovesi, il papa accordò la stessa dignità al loro vescovo, sottraendo la loro Chiesa al metropolita di Milano, ed elevandola al rango di arcivescovile. Volle pure che non fosse priva di vescovi suffaganei, ed eresse due vescovadi nelle due riviere soggette; rimanendo quelli di Sardegna subordinati alla chiesa pisana, e quelli di Corsica alla genovese ed alla pisana(409).
Nel tempo di questa lunga guerra, e forse prima, i feudatarj della repubblica pisana in Sardegna si erano affatto sottratti alla suprema sua signoria, e dichiarati sovrani. Quelli di Cagliari, Sassari, Logodoro ed Arborea usurparonsi perfino poco dopo il titolo di re; altri, come i Visconti di Gallura ed i Sismondi d'Oleastro, rinunciando alla vanità dei titoli, non si erano resi meno indipendenti(410). In questi tempi all'incirca i Visconti ed i Sismondi si allearono colla repubblica di Genova, e n'ebbero la cittadinanza. Un ramo della famiglia Sismondi, dimenticando i doveri di cittadino, ed i sacri legami che l'univano a Pisa, si stabilì in Genova, e da questo ramo discendono i Sismondi Mascula, console l'anno 1146, e Corso, console ed ambasciatore di Genova presso Federico II l'anno 1164(411). Un altro ramo della stessa famiglia era però rimasto fedele alla repubblica pisana, la quale con un importante acquisto contribuì a chiudere agli stranieri il territorio della repubblica, ed a liberare i suoi porti da una dannosa rivalità. I Corsi erano governati in nome dell'impero dal marchese Alberto, che si era dichiarato indipendente; e questi possedeva pure un terzo del castello di Livorno, il di cui porto, quantunque non ancora ingrandito e fortificato dall'arte, era non pertanto di grandissima importanza, sia per la sua vicinanza al porto pisano, quanto per essere posto in mezzo al territorio della repubblica tra la capitale e le inferiori valli della Maremma.
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