Il primo diritto acquistato dalle città, che diventasse loro utile per conseguire l'indipendenza, fu, come abbiamo altrove osservato, quello di circondarsi di mura per difendersi nel nono secolo, ed in principio del decimo, dalle rapine degli Ungari e dei Saraceni. I Germani e gli Sciti avevano estrema avversione per le città chiuse, risguardandole come prigioni. Perciò in tutti i paesi da loro conquistati avevano spianate le fortificazioni delle città, le quali chiamavansi fortunate quando non vedevano arse le case, e massacrati o dispersi gli abitanti. E per tal motivo tutte le fortificazioni furono distrutte nel regno dei Lombardi, e non si permise di rialzarne di nuove senza l'espresso assenso del re, cui spettava la difesa del regno.
Di qui accadde, senza dubbio, che nei posteriori tempi le città aperte e rovinate dalle incursioni dei barbari, dovettero ricorrere al monarca per ottenere la facoltà di difendersi. Fu sempre in virtù d'una carta dei re, o degl'imperatori, che le città rifecero le proprie mura, e queste carte, accordate prima con difficoltà, s'andarono moltiplicando nel nono e decimo secolo in tal modo, che ben tosto non solo le città, ma non v'ebbe quasi monastero, borgata o castello, che non avesse in forza d'un diploma imperiale ottenuto il diritto di fortificarsi(418).
Allorchè le città poteron difendersi da loro medesime, cominciarono ad acquistare il sentimento della propria importanza; e quando formarono un corpo politico, la principale loro cura fu quella di accrescerne i privilegi.
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