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      I quartieri formavano altresì corpi militari con differenti stendardi. Ognuna sceglieva tra i suoi più ricchi cittadini, e quando i nobili si posero sotto la protezione delle repubbliche, sceglieva tra i nobili una o due compagnie di cavalieri armati da capo a' piedi. Lo stesso quartiere formava poi due altri corpi scelti, cadauno dei quali doveva essere il doppio numeroso dei precedenti; e questi erano i balestrai e l'infanteria pesante. Quest'ultima era armata del pavese, specie di scudo, della cervelliera o cuffia di ferro e della lancia. Gli altri cittadini divisi pure in compagnie, ed armati soltanto di spada, eran obbligati di trovarsi sulla piazza d'armi del proprio quartiere qualunque volta suonava campana a martello. Tutti gli uomini dal diciottesimo anno fino al settantesimo dovevano soddisfare a questo dovere. I consoli comandavano le armate, ed avevano sotto i loro ordini il capitano del quartiere, il suo gonfaloniere o portastendardo, ed il capitano d'ogni compagnia. Non conoscevasi allora quell'infinito numero d'ufficiali e di sottufficiali introdotti dalla tattica moderna. L'ordine era di combattere, l'unica regola di non iscostarsi dal gonfalone che restava sempre visibile. Per tutto il rimanente ogni soldato poteva agire di proprio impulso, e non era parte, come a' nostri tempi, d'una macchina complicata, i di cui movimenti sono tutti diretti da una superiore intelligenza; mentre ogni individuo, ridotto ad agire come una ruota di così gran macchina, ignora lo scopo della propria azione(421).


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281