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      Milano, antica capitale degl'Insubri e di tutta la Gallia cisalpina, era pure stata la residenza di alcuni degli ultimi imperatori d'Occidente, e la prima e più antica sede arcivescovile di tutta la Lombardia. Salubre è l'aere di questa città, fertili i campi che la circondano; pure come la sua posizione non sembra darle alcun vantaggio esclusivo, che dovesse assicurarle quella superiorità di cui ha costantemente goduto sulle altre città lombarde, convien supporre che la sua grandezza e la sua popolazione siansi conservate a traverso i secoli barbari, dopo i tempi dell'impero occidentale, come una eredità dei Romani. Trovandosi i Milanesi in principio del secolo undecimo più ricchi, più potenti, più agguerriti dei Pavesi, non potevano darsi pace che Pavia pretendesse d'essere la prima città del regno. Fu in occasione della doppia elezione al trono di Lombardia, rimasto vacante per la morte d'Ottone III, che queste due capitali, dichiaratesi l'una per Arduino, l'altra per Enrico II, s'abbandonarono la prima volta alla loro gelosia, e si procurarono colle loro rivalità l'attenzione degli storici.
      Dopo che le milizie delle due città si furono lungo tempo esercitate nelle private loro guerre, e che incominciò a risvegliarsi ne' loro cittadini l'amore della patria e della indipendenza, confidando i Milanesi nelle proprie forze e mossi dalle istigazioni del loro arcivescovo, credendo di sostenere coi diritti nazionali la causa della Chiesa, osarono misurarsi contro un nemico più potente.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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