Abbiamo parlato in un altro capitolo della loro guerra coll'imperator Corrado il Salico: nel corso della qual guerra l'arcivescovo Eriberto diede compimento al loro sistema militare con una invenzione adottata ben tosto da quasi tutte le città d'Italia. In sull'esempio dell'arca dell'alleanza delle tribù d'Israele, egli pose alla testa dell'armata uno stendardo d'un genere affatto nuovo che chiamò il carroccio,
Il carroccio era un carro a quattro ruote, cui si aggiogavano quattro paja di buoi. Dipingevasi di color rosso, e rossi tappeti coprivano fino ai piedi i buoi che lo tiravano; e di mezzo al carro alzavasi un'antenna ugualmente rossa, la di cui altissima sommità terminavasi in un globo dorato. Al di sotto, tra due bianche vele, spiegavasi lo stendardo del comune, e più sotto ancora verso la metà dell'antenna vedevasi un Cristo in croce che colle braccia stese pareva benedire l'armata. Una specie di piattaforma sul davanti del carro veniva occupata da alcuni valorosi soldati destinati a difenderlo, mentre sopra altra simile stavano sul di dietro i sonatori colle loro trombette. I sacri misterj celebravansi sul carroccio prima che sortisse dalla città, e spesse volte vi era addetto un cappellano che lo seguiva al campo di battaglia. La perdita del carroccio risguardavasi come l'estrema ignominia cui potesse esporsi una città; e perciò i più valorosi soldati, il nerbo dell'armata veniva destinato a custodire il sacro carro, onde il grosso della battaglia riducevasi d'ordinario intorno a lui(425).
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