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      I cittadini sentivano che tutta la fortuna dello stato non era in mano dei nobili, che questi più non potevano a voglia loro accollare o togliere la sussistenza alle classi inferiori della nazione; che l'educazione loro non li rendeva più atti de' borghesi al governo de' popoli, e che i cambiamenti operatisi nello stato dall'introduzione del commercio, dal miglioramento della coltivazione fatta dalla plebe, e dall'ignoranza de' gentiluomini, avevano ridotte le due classi ad un'eguaglianza di diritti.
      Presso i popoli più oppressi e più barbari, il commercio non può essere affatto distrutto: l'uomo cercherà sempre di provvedere col cambio ai suoi bisogni, e coloro che s'incaricheranno di facilitarlo, vi troveranno sempre il proprio vantaggio. Perciò le repubbliche di Venezia, di Napoli e d'Amalfi, che fino al decimo secolo ebbero un governo che proteggeva ed animava l'industria, ottennero sulle vicine popolazioni un immenso vantaggio, esercitandone esse sole tutto il commercio. I Veneziani erano i mediatori dei due imperi: accolti ed accarezzati dai Greci portavano agli Occidentali i prodotti delle manifatture che prosperavano in Costantinopoli e nella Morea, e le merci indiane ch'essi acquistavano indistintamente dai Greci e dai Musulmani. Rimontavano poi colle loro barche leggieri i fiumi dell'Italia, e provvedevano le città fluviali di tappeti e stoffe dell'Asia, di spezierie delle Indie, e del sale delle proprie saline di cui erano gli esclusivi provveditori di Lombardia. Ricevevano in cambio grani, cuoi, lane ed altri prodotti del suolo; ma nelle città loro coltivavano in oltre le arti meccaniche, e la prima fonderia di campane si stabilì in Venezia, onde introdussero l'uso delle campane nella Grecia e nell'Occidente quando le regalarono ai monarchi di Costantinopoli ed a quelli d'Europa(426). Lo storico Luitprando che fu spedito ambasciatore da Ottone il grande all'imperatore Niceforo Foca, nulla vide nel lusso di Costantinopoli che lo sorprendesse o gli riuscisse nuovo; perchè, com'egli disse ai Greci medesimi, i magazzini di Venezia gli avevano già mostrate tutte quelle ricchezze(427).


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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