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      I fanciulli imparavano naturalmente il linguaggio del popolo; e nelle scuole gli ecclesiastici non insegnavano che il latino: nè sembra che un orgoglio nazionale si prendesse cura di conservare nelle famiglie la lingua tedesca, perchè i Tedeschi conobbero assai tardi il prezzo della propria lingua. Intanto in ragione dell'importanza maggiore che andavano acquistando i borghesi, le città crescevano pure in popolazione ed in ricchezze, e la volgar lingua che si era adottata s'avvantaggiava pure sul latino e sul tedesco, ed approssimavasi ad essere la lingua nazionale. Di fatti nel secolo dodicesimo si rese compiutamente dominante, ed in allora incominciò a formarsi, ad ingentilirsi, ed a prendere regole generali, di modo che nel secolo susseguente la vedremo finalmente adottata, e resa bella dagli storici e dai poeti.
      In quell'epoca in cui gl'Italiani, forniti di tre idiomi, non ne possedevano un solo, ed in mezzo all'ignoranza del decimo secolo, Luitprando compose una storia de' suoi tempi, che ancora al presente leggesi con interesse e piacere. Quest'opera è quasi il solo documento letterario dell'Italia settentrionale nel decimo secolo. Si ripassano con estrema noja le cronache de' suoi coetanei per ritrovare qualche fatto storico; ci alletta invece l'opera di Luitprando, e si lascia con rincrescimento. Vero è che non devesene incominciar la lettura subito dopo quella degli scrittori dell'età d'Augusto, perocchè allora ci offenderebbe la durezza del suo stile; ma quando si paragona al suo secolo, ci sorprende il suo stile conciso ed energico, e di quando in quando qualche profondo pensiere, e più d'ogni altra cosa certa aggradevole varietà che seppe dare alla sua narrazione.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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