Il popolo milanese dividevasi in sei tribù, ognuna delle quali prendeva il nome da una delle porte della città; e poichè i nobili vennero ammessi a partecipare dei diritti di cittadinanza, eransi posti nell'esclusivo possesso dell'ufficio di capitani delle porte, di consoli e di capi delle milizie. Quei medesimi che pure non erano rivestiti d'alcun impiego, assicurati della protezione de' magistrati, che tutti appartenevano alla loro casta, trattarono con insultante arroganza gli artigiani e le inferiori classi del popolo. Nel 1041 un gentiluomo osò di bel mezzogiorno bastonare in istrada un plebeo; e la causa di questo oscuro plebeo diventò all'istante quella di tutto il popolo. Un altro nobile, chiamato Lanzone, forse popolare per ambizione, s'offerse capo ai cittadini irritati; e la sua offerta fu ricevuta a piene mani da coloro che desideravano d'umiliare la nobiltà, orgogliosi d'avere un nobile alla loro testa: tanta forza ha sullo spirito umano il pregiudizio favorevole alla nascita! Lanzone fu fatto capo del consiglio di credenza; nuovi consoli si elessero nella classe de' plebei, e le milizie sotto i loro ordini attaccarono successivamente le torri e le fortezze che i gentiluomini avevano alzate entro le mura della città, e di dove ridevansi del potere de' tribunali: molte di queste fortezze sostennero un regolare assedio prima d'essere spianate; furonvi nelle strade molti sanguinosi incontri per difenderle; ma finalmente i nobili troppo inferiori di forze, e sempre battuti, furono forzati a sortire assieme dalla città colle loro famiglie, ed a lasciare in mano del popolo le loro torri e case fortificate, che vennero distrutte lo stesso giorno(434).
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Lanzone
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