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      I popoli settentrionali non conoscevano che una libertà senza patria; mentre quelli del Mezzogiorno avevano una patria senza libertà. Gli uni e gli altri dovevano rimanere stranieri alla più alta virtù umana, al sacrificio di sè medesimo: i primi non dovevano tale sacrificio a veruna persona: i secondi non possedevano tanta virtù per farlo. L'eroismo degli Scandinavi e quello degli eroi di Ossian era di uno strano carattere, perchè non aveva alcuno scopo: il guerriero affrontava la morte, senza sacrificarsi nè alla patria, nè alla memoria de' suoi padri, nè alla prosperità de' suoi figli(441); la sua gloria era tutta personale. Al Mezzodì per lo contrario si conobbe lo scopo dei sacrificj prima che si avesse il coraggio di sacrificarsi: ogni cittadino sentiva ciò che doveva alla città natale, alla città in cui riposavano le ceneri de' suoi antenati, le di cui mura proteggerebbero la sua posterità. Così nella grande mescolanza delle nazioni il Settentrione ed il Mezzodì offrirono le virtù rispettive. I popoli conquistatori l'energia, i conquistati la sociabilità. Dovevano gli ultimi, caduti nell'estrema corruzione, essere rigenerati prima d'essere ammessi a dare alcun esempio, ad insegnare alcuna virtù. Intanto l'affetto loro per i luoghi che gli avevano veduti nascere, per il nome che portavano, per i compagni, i di cui padri erano stati associati ai loro padri, coi di cui figliuoli sarebbero associati i loro figliuoli, quest'affetto era un'antica eredità di Roma; e non mancava loro che la libertà per sentirne di nuovo tutto il prezzo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo I
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 281

   





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