In mezzo alle calamità che affliggevano i popoli d'Italia, tutti gli avvenimenti osservati a certa distanza, parvero diretti allo stesso scopo, e preparar quel periodo di gloria e di libertà che doveva aprirsi agl'Italiani nel dodicesimo secolo.
La conquista dei Lombardi, trinciando l'Italia, e formando d'una sola provincia molte nuove nazioni, avvicinò la patria al cittadino; il Romano s'unì al Romano, il Greco al Greco, e diversi stati indipendenti da Napoli fino a Venezia acquistarono di quest'epoca la loro libertà.
Le conquiste di Carlo Magno, ed il regno de' suoi successori ritardarono la civiltà; ma distruggendo la monarchia lombarda, ed accrescendone la disorganizzazione, i Carlovingi resero più necessaria una nuova organizzazione, e fecero le città lombarde partecipi dei vantaggi che le buone istituzioni municipali procuravano da lungo tempo a Napoli, Amalfi e Venezia.
I guasti degli Ungari e de' Saraceni, e la desolazione che sparsero in tutte le province, resero necessaria l'istituzione delle milizie, l'innalzamento delle mura, ed il popolo nuovamente depositario della forza nazionale.
Prima che la distrutta monarchia facesse luogo ai governi municipali, l'anarchia era generale. Il grande Ottone scese dall'Allemagna in Italia per essere il legislatore d'una nazione, di cui avrebbe dovuto essere soltanto il padrone; e le nuove istituzioni da lui proclamate attestano la sua saggezza ed il suo perfetto disinteressamento.
Nè i disordini dei papi del X secolo, nè l'ambiziose mire di quelli dell'XI riuscirono inutili agl'Italiani; i primi rallentarono le catene della superstizione di que' tempi; i secondi colla sanguinosa lite sostenuta contro l'impero, diedero opportunità al popolo di far valere i suoi servigi, dichiarandosi per coloro che già furono suoi padroni, non come suddito, ma come zelante alleato.
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