CAPITOLO VII.
Ambizione dei Milanesi, e loro conquiste in Lombardia ne' primi cinquant'anni del secolo XII. - Regni di Lottario III, e di Corrado II. - Rivoluzioni di Roma.
1100=1152.
Le passioni religiose rese vive dalla lite delle investiture, dopo avere violentemente agitati l'Impero e la Chiesa, s'andarono da sè medesime calmando in conseguenza dello spossamento prodotto dalla lunghezza e dall'acerbità degli odj; poichè quelle calunnie, quelle ingiurie, quelle invettive, che prima commovevano i popoli, erano, per il fattone abuso, divenute indifferenti. Vedendo le nazioni, dopo sì lunga lotta, i due partiti ugualmente forti, conobbero che non dovevasi prestar fede nè alle grandi promesse degli unì, nè temere le minacce degli altri; che ogni virtù non è da una sola banda, nè tutt'i vizj dall'altro lato, e che niun partito poteva ripromettersi la parziale protezione del cielo. Le private mire degli agitatori del popolo sono finalmente palesi, cessa l'illusione, e quella spaventosa macchina, che aveva sommossa tutta la società, non poteva più raddrizzarsi, nè ingannarla.
Anche assai prima della pace di Worms apparivano manifesti indizj della stanchezza degli opposti partiti, dell'Impero e del Sacerdozio. Intanto vedevansi rinascere, e ciò direttamente risguarda l'oggetto della presente storia, le gelosie tra le vicine città, le guerre private, e lo sviluppo delle passioni repubblicane prender luogo nel cuor degli uomini, invece del fanatismo religioso.
Durante il torbido regno d'Enrico IV, le città lombarde avevano sordamente adottato il governo municipale; e già ai tempi d'Enrico V, oltre l'amore di libertà, incominciavano a nutrire pensieri ambiziosi di conquista.
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