(1118) Una guerra di maggior considerazione intrapresero i Milanesi contro la città di Como l'anno 1118, la quale fu descritta da un poeta comasco assai vicino a que' tempi. Il suo poema è quasi la sola memoria che ci resta di quella sanguinosa contesa5.
In principio del poema il cantore comasco paragona le sventure della sua patria a quelle di Troja6: e quantunque egli non si rassomigli in veruna cosa ad Omero, i descritti avvenimenti ci ricordano vivamente le generali circostanze della guerra trojana. L'assedio di Como dura dieci anni, e combattono contro gl'infelici Comaschi tutte le piccole repubbliche lombarde. In questa lunga lotta le milizie loro fecero i primi esperimenti del proprio valore, e s'agguerrirono in modo da potere in appresso resistere a Federico Barbarossa, lo Zerse de' secoli di mezzo.
Le opinioni religiose non furono da principio straniere a tale contesa. Mentre i Lombardi seguivano generalmente la parte imperiale, Como stava per il Papa, che gli aveva dato un vescovo di loro piena soddisfazione7. L'antipapa Burdino, ossia Gregorio VIII, aveva nominato vescovo di Como un diacono della chiesa milanese, chiamato Landolfo, della nobile famiglia di Carcano. Sperando costui di approfittare della dimora d'Enrico V in Italia, erasi recato fino al castello di s. Gregorio, di dove co' suoi maneggi disturbava la diocesi del suo rivale. Una notte il legittimo vescovo Guido, sortito dalla città coi due consoli Adamo di Pirro e Gaudenzio Fontanella, sorprese il castello di s. Gregorio, facendo prigione Landolfo, ed uccidendo molti suoi parenti, e partigiani che cercarono di difenderlo.
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