Coloro che poterono sottrarsi al massacro, fuggirono a Milano, portando con loro le insanguinate vesti degli uccisi, che stesero sulla pubblica piazza, sedendosi taciturni a canto alle medesime, mentre le vedove ed i figli degli estinti colle lagrime e coi gemiti invocavano i passeggieri, e supplicavano il popolo di vendicare tanta ingiuria. Intanto le campane chiamano i fedeli ai divini ufficj. L'arcivescovo Giordano fermò il popolo all'ingresso del tempio, ordinando al clero che lo seguiva di chiuderne le porte; e dichiarò che non si riaprirebbero che a coloro che prendessero le armi per vendicare la chiesa e la patria8. Ne' paesi liberi si commovono ed agitano le menti colla sorpresa dello spettacolo; mentre dove la volontà d'un solo decide della pace e della guerra, tutto ciò rendesi inutile.
I Milanesi corsero alle armi, e dietro ad un araldo mandato a sfidare i Comaschi, uscirono pomposamente col carroccio e colle bandiere spiegate dalla città loro, prendendo la strada di Como. Trovarono a' piedi del monte Baradello le milizie comasche, con cui attaccarono una battaglia, che senza alcun vantaggio degli uni o degli altri si prolungò fino alla notte. I Milanesi approfittarono dell'oscurità per discendere inosservati sulle ghiaje del torrente Aperto, lungo il quale s'accostarono fino alle mura di Como, i di cui abitanti abili alle armi trovandosi tutti nel campo presso Baradello, fu facile ai primi di rompere le porte della città non difesa, ed abbandonarla alle fiamme. In sul far del giorno vedendo i Comaschi che i nemici eransi allontanati, s'avviarono alla città loro a traverso la montagna; e quando giunsero alla sommità la videro, atterriti, coperta da denso fumo illuminato dalla fiamma divoratrice.
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