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      Scesero impetuosamente dalla cima del Baradello, e fattisi addosso ai Milanesi intenti al saccheggio, gli oppressero e fugarono in modo, che, rimasti all'istante padroni della città, ebber tempo di estinguere l'incendio, e di rimettere le abbattute porte9.
      Sembra che a quest'epoca i Comaschi fossero i più valorosi soldati d'Italia. Forse la vicinanza della Svizzera, l'abitudine di viaggiare per le alte montagne e di navigare sopra un lago assai burrascoso, gli aveva agguerriti prima degli altri. I ricchi e potenti villaggi situati sul pendìo delle Alpi erano tutti soggetti a Como; ma non tutti erano contenti di tale onerosa dipendenza. Quello d'Isola posto presso al lago in faccia ad un'isoletta da cui prese il nome10, volendo affatto emanciparsi da Como, (1119) spedì deputati a Milano, che segnarono un trattato d'alleanza colla repubblica. Allora gli abitanti d'Isola equipaggiarono una flotta di battelli, e nella susseguente primavera osarono di sfidare i Comaschi; i quali, sortiti colla loro flotta, li ruppero e dispersero, senza poter approfittare della vittoria, costretti di rientrare in città per opporsi a più temuti nemici che s'avanzavano dalla parte di terra.
      Non si sa comprendere la cagione che consigliò tutte le città lombarde ad abbracciare le parti della città, di cui erano a ragione più gelose, contro una repubblica che mai le aveva offese, e da cui non avevano che temere; e cresce la sorpresa vedendole prender parte a tale confederazione, in tempo che non potevano ignorare che il principale motivo della guerra era quello di appoggiare un vescovo scismatico contro il legittimo pastore.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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