L'evento corrispose ai loro voti: dopo avere con un subito attacco sparso il terrore nel campo nemico, s'imbarcarono anco i soldati, e giunsero al castello di Vico senz'essere molestati nel loro tragitto.
I Milanesi, rinvenuti da quella subita sorpresa, s'accostarono alle porte che trovarono aperte ed abbandonate18, vi appiccarono il fuoco, ma non ardirono d'avanzarsi più in là finchè il nuovo giorno non li rassicurò dal timore d'un'imboscata. Crebbe la loro sorpresa quando videro la città spogliata di gente e di roba, ed il castello di Vico provveduto di soldati e di macchine, e disposto a sostenere un nuovo assedio ancora più lungo di quello di Como, perciocchè gli scogli su cui Vico era fabbricato, lo assicuravano dai danni della zappa e del montone. I Milanesi mandarono allora una deputazione di ecclesiastici ad offrire ai Comaschi una vantaggiosa capitolazione, che fu ben tosto accettata. Venivano conservate ai vinti tutte le proprietà a condizione che prendessero parte in tutte le guerre dei Milanesi, che soggiacessero alle tasse comuni, ed atterrassero le mura di Como, di Vico, di Colognola19. In tal modo ebbe fine la guerra comasca; e questa città, ormai incapace di difendersi, rimase lungo tempo in podestà dei Milanesi, e non riebbe la libertà che ai tempi della lega lombarda formatasi sotto gli auspicj di Federico Barbarossa, di cui Como seguì le parti.
La sommissione di Lodi e di Como rese Milano più potente delle sue rivali e di lunga mano più potente, non essendovene altre che avessero città soggette.
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