Intanto Lucio II lusingossi che i Romani, scoraggiati dall'abbandono di Corrado, e dall'alleanza ch'egli aveva contratta col re di Sicilia, rinuncierebbero alla nuova magistratura tostochè si vedessero vigorosamente attaccati (1145). In tale persuasione circondato dal clero e da tutta la pompa pontificia, e seguìto da' suoi partigiani armati di tutto punto, marciò un giorno verso il Campidoglio per scacciarne il senato. Il popolo sorpreso da questa mescolanza di armi spirituali e temporali, non sapeva in sull'istante a qual partito appigliarsi, e lasciò che la processione s'avvicinasse al sacro colle. Ma tutt'ad un tratto vergognandosi di abbandonare i suoi magistrati, che risguardava come i soli campioni della romana libertà, fece piovere un diluvio di sassi sui soldati pontificj. Lucio medesimo, gravemente ferito, morì pochi giorni dopo, ed i suoi satelliti dovettero abbandonare l'impresa47.
Eugenio III discepolo di s. Bernardo eletto in suo luogo abbandonò immediatamente Roma per non essere costretto a dare la sua approvazione al ristabilimento del senato. Però dopo pochi mesi disponevasi a riconoscerlo a condizione che i Romani riconoscessero pure il suo prefetto; ed a tali patti ritornò in Roma in mezzo alle più vive dimostrazioni di allegrezza: ma essendosene poco dopo allontanato, mentre viaggiava in Italia ed in Francia, tornò a Roma trionfante Arnaldo da Brescia48, il quale si sforzò di dare ai Romani più giuste nozioni intorno alle cause della grandezza della loro antica repubblica.
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