Sicherio suo ufficiale di corte fu incaricato di portare all'istante quest'ordine ai consoli del popolo di Milano57.
Da prima recossi Sicherio a Lodi, ove partecipò ai magistrati delle borgate, tristi avanzi della distrutta città, la missione di cui era incaricato. Erano i Lodigiani troppo persuasi che una semplice lettera non farebbe loro rendere la perduta libertà, e tremarono in vista del pericolo cui gli esponeva l'inconsiderata procedura de' loro concittadini. La loro città era stata distrutta dal fuoco, ed essi ridotti ad abitare in villaggi aperti da ogni banda. Sapevano che la possente cittadinanza milanese poteva, provocata dalla risentita lettera di Federico, distruggere in poche ore le loro case, ed i loro raccolti, quando i soccorsi di Germania tarderebbero almeno un anno. Federico li proteggeva come usano i grandi di fare: essi credono d'aver tutto fatto pei loro clienti, quando si prendono la cura di vendicarli. Invano i magistrati di Lodi rappresentarono a Sicherio i loro pericoli; che non ottennero di sopprimere la lettera imperiale, o di differirne la consegna fino all'epoca in cui Federico entrasse in Italia.
I consoli milanesi ricevettero Sicherio in presenza dell'assemblea del popolo, che ascoltò la lettura del dispaccio. L'indignazione eccitata da una lettera così imperiosa fu universale; fu strappata di mano all'araldo, e posta sotto i piedi; mentre tutti giuravano ad alta voce di difendersi, e caricavano d'imprecazioni il despota. Sicherio si sottrasse a stento alla moltitudine furibonda58.
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