Il primo atto de' comizj fu quello di privare de' loro feudi coloro che non erano intervenuti; poi l'imperatore si dichiarò disposto a giudicare le cause de' suoi sudditi italiani, ed a soddisfare alle loro lagnanze. Il primo che domandasse giustizia fu Guglielmo, marchese di Monferrato, il quale accusò la città d'Asti ed il borgo di Chieri. Questi due popoli eransi costituiti in governi liberi, e non avendo potuto ridurre il marchese a porsi sotto la loro protezione, facevano la guerra ai suoi vassalli. Il vescovo d'Asti s'unì al marchese contro la sua greggia. Tutte le nascenti repubbliche eccitavano la diffidenza o la collera di Federico, onde prometteva al prelato ed al marchese di castigare esemplarmente i popoli che gli avevano offesi.
Presentaronsi in appresso i consoli lodigiani e comaschi, rinnovando le lagnanze che i Lodigiani avevano già fatte a Costanza contro i Milanesi. I consoli di Milano trovavansi presenti e preparati a rispondere, onde si discussero le rispettive ragioni innanzi all'imperatore, e tutte le città manifestarono le loro inclinazioni. Si conobbero amici dei Milanesi i Cremaschi, i Bresciani, i Piacentini, gli Astigiani, i Tortonesi; dei Pavesi soltanto le città di Cremona e di Novara, poichè quelle di Como e di Lodi erano soggette a Milano. Il partito pavese era dunque evidentemente il più debole: per cui Federico chiamato a favorire una delle due leghe, si dichiarò per quella che in appresso potrebbe sempre facilmente opprimere; mentre quando avesse appoggiati i Milanesi, questi non avrebbero in breve più avuto bisogno del suo favore61.
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