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      Tutto il regno di qua dal Faro credevasi perduto dal monarca normanno, se Federico, come ne aveva dato voce, si fosse avanzato per terminarne la conquista: ma i Tedeschi impazienti di restituirsi alla loro patria, onde rimettersi dalle fatiche e dalle malattie di così micidiale campagna, non permisero all'imperatore di prolungare la guerra. Fu dunque costretto di licenziare la sua armata in Ancona, ove molti de' signori che l'avevano seguito, s'imbarcarono per Venezia; altri, attraversando la Lombardia ed il Piemonte, valicarono le Alpi della Savoja. Federico ch'erasi conservato un considerabile corpo di truppa passando per la Romagna, il Bolognese ed il Mantovano, si ridusse nel territorio veronese88.
      Era costumanza de' Veronesi di non accordare alle truppe imperiali il passaggio per la loro città. Per non esservi obbligati usavano perciò di fabbricare fuori delle mura un ponte sull'Adige. Quando Federico entrò sul loro territorio cogli avanzi d'un'armata che aveva portato la desolazione in tutta l'Italia, e che da Asti fino a Spoleti aveva segnata la sua marcia cogl'incendj e coi massacri, lusingavansi, se riusciti fossero a dividerli, di distruggerli affatto, e vendicare essi soli la Lombardia. Il ponte di battelli costrutto al di sopra della città, era, dice Ottone di Frisinga89, un laccio teso ai Tedeschi piuttosto che un ponte, perchè le barche che lo formavano erano legate soltanto quanto bastava per resistere alla forza della corrente; e mentre l'armata lo attraversava, enormi masse di legnami, che facevansi scendere lungo il fiume, dovevano urtarlo e romperlo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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