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      E per tal modo, minacciando ad un tempo tutti i loro nemici, seppero approfittare di così eccellente posizione per costringere i Pavesi ad una pace umiliante, per battere il marchese di Monferrato, per impadronirsi di molti castelli del Novarese, e ristabilire interamente la riputazione delle loro armi, che dalle vittorie di Federico parevano messe in fondo92.
      Nel tempo medesimo all'altra estremità del territorio erano entrati nella vallata di Lugano ed avevano occupati circa venti castelli che seguirono la parte imperiale. Avevano ristabiliti e fortificati i ponti sull'Adda, fugati i Cremonesi che venivano ad attaccarli, ed assicurata la subordinazione de' Lodigiani, di cui diffidavano con ragione93.
      Dopo la guerra disastrosa che loro aveva fatta Federico, chi avrebbe creduto che le loro armi potessero trionfare in ogni lato della Lombardia, ed i loro consoli impiegare cinquanta mila marche d'argento nel fortificare la città ed i castelli dello stato?
      L'energia dei Milanesi si comunicò ancora agli altri popoli attaccati alla causa della libertà. I Bresciani ed i Piacentini resero più intima l'antica alleanza, ed accrebbero le difese delle loro città. Tutta la Lombardia prese contro i Tedeschi un aspetto imponente, e Federico non tardò ad accorgersi che lungi dall'avere assicurata sul suo capo la corona d'Italia, non aveva la sua prima discesa ad altro giovato che a renderlo più odioso, e meno rispettato de' suoi predecessori.
      Il mezzogiorno d'Italia era stato il teatro di traversie ancora più umilianti.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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