Mentre stava accampato su quelle rovine, i Lodigiani, che forzati ad abbandonare l'incenerita loro patria, eransi rifugiati a Pizzighettone, si presentarono a lui, portando delle croci in mano, siccome costumavano dì fare i supplichevoli, e chiedendo un nuovo ricinto per fabbricarvi la loro città distrutta dai Milanesi. Federico accordò loro quello di Monteghezzone in riva all'Adda quattro miglia distante dalle ruine dell'antica Lodi; e su questo rialto, che alquanto signoreggia il piano, fece porre in sua presenza la prima pietra della città che tuttora sussiste108.
Intanto eransi recati al campo imperiale quasi tutti i feudatarj italiani, e le milizie della maggior parte delle città; onde trovavansi colà riuniti più di quindici mila cavalli, e cento mila pedoni. Un gentiluomo tedesco, lusingandosi che i Milanesi, spaventati da tanto esercito, non oserebbero uscire dalle loro mura, partì da Lodi con circa mille cavalli per segnalarsi con uno strepitoso fatto d'armi, insultando i nemici dell'imperatore fino sulle loro porte; ma fu ricevuto in modo dalle milizie milanesi, che, dopo un ostinato combattimento, rimase sul campo di battaglia egli e quasi tutti i suoi soldati109.
Due giorni dopo tale fatto d'armi, il sei o l'otto agosto, come alcuni vogliono, l'imperatore andò ad accamparsi nel Broglio di Milano situato fuori di P. Romana110. Immenso essendo il circondario delle mura, fortificate esternamente da larga fossa piena d'acqua111, conobbe Federico che non era possibile d'attaccar la città col montone, le torri mobili, ed altri ingegni militari, che impiegavansi allora negli assedj, e credette più prudente cosa di aspettare che l'immensa popolazione di Milano venisse dalla fame costretta ad arrendersi; lo che doveva accadere tra non molto, perchè que' cittadini, credendo impossibile il chiuderli da ogni banda, non avevan fatti grandissimi approvvigionamenti.
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