Le prerogative imperiali riclamate da un principe vittorioso, alla testa di una potente armata, furono spiegate e difese con tutte le sottigliezze scolastiche e legali. I proprietari dei diritti signorili scoraggiati dalle nuove opinioni del clero, e trovandosi ugualmente incapaci di far fronte agli argomenti de' dottori bolognesi ed alle armi tedesche, s'appigliarono al partito di rassegnare tutti i loro privilegi al monarca. La dieta dichiarò che le regalie spettavano a lui solo, e che sotto il nome di regalia erano compresi i ducati, i marchesati, le contee, il diritto di coniar monete, i pedaggi, il diritto del fodero, ossia, approvvigionamento, i tributi, i porti, i mulini, le pesche, e tutti i redditi provenienti dai fiumi. Per ultimo aggiunse a tutto questo che i sudditi dell'Impero dovevano pagare un testatico al suo capo122.
Per altro Federico non fece uso di così vaste concessioni, nè forse era prudente il farlo. Confermò a tutti i diritti di cui erano possessori, mercè un'annua corresponsione indicante l'alta signoria dell'Impero. E per tal modo con apparente generosità aggiunse trenta mila talenti, dice Radevico, che non suole impiegare che frasi classiche, all'entrate dell'Impero. Furono verosimilmente trenta mila marche, o trenta mila libbre d'argento, trovandosi queste valutazioni impiegate negli editti della stessa epoca.
La medesima Dieta dichiarò pure di pertinenza dell'imperatore la nomina dei consoli e dei giudici, ma coll'assenso del popolo. Federico introdusse in quest'occasione un importante cambiamento nell'amministrazione della giustizia.
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