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      Durante la dieta erano state prodotte, secondo l'antica consuetudine del regno, moltissime cause private, affinchè venissero giudicate dall'imperatore. Egli si lagnò d'essere sollecitato a pronunciare i suoi giudizj, dicendo che l'intera sua vita non basterebbe a ciò; ed in conseguenza incaricava in ogni diocesi delle incumbenze giudiziarie alcuni nuovi magistrati, detti podestà, ch'egli obbligavasi di nominare sempre stranieri alle città che dovevano reggere123.
      Tale innovazione apparentemente provocata dal solo amor di giustizia, poteva riuscir fatale alla libertà, ed ebbe infatti il preveduto effetto. I podestà trovaronsi bentosto in opposizione coi consoli. I primi, siccome persone scelte dall'imperatore nella classe de' gentiluomini a lui più affezionati, o in quella de' legisti, mostravansi sempre favorevoli al potere arbitrario; i secondi, nominati dal popolo, erano i campioni della libertà cui dovevano la propria esistenza. Quando l'imperatore conobbe questa rivalità, si prese cura d'abolire i consoli, onde rimanessero più potenti i podestà. Ciò diede luogo a quasi tutte le guerre che si accesero in appresso, ma è cosa notabile che, avendo il popolo ottenuta intera libertà, non abolisse un'istituzione straniera, che aveva ricevuta dalle mani d'un sovrano. Rispettando l'ordine stabilito, conservò i podestà ch'egli stesso nominava, e coi podestà tenne vivo nel comune un lievito del potere arbitrario; e quest'abitudine di riclamare l'autorità d'un solo, costò in progresso a molte repubbliche la libertà.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316