Nella stessa dieta fu ratificata una legge intorno alla conservazione della pace, affatto opposta alle prerogative dei comuni, perciocchè a questi, siccome ai duchi, marchesi, conti, capitani, valvasori, si toglieva il diritto di far la guerra e la pace, di cui erano in possesso da tanto tempo: ma perchè tutti erano a parte dei disordini inseparabili dalle guerre private, niuno ardì opporsi ad una legge tanto favorevole all'umanità124.
Questa notabile dieta fu chiusa con un giudizio dell'imperatore intorno alla contesa che da lungo tempo agitavasi tra Piacenza e Cremona. La prima fu alleata dei Milanesi, l'altra aveva mandate le sue milizie sotto le insegne di Federico; e ciò bastò a determinare il favore del principe, che fece atterrare le mura di Piacenza e le torri, e riempirne le fosse.
Tutto omai piegava ai voleri di Federico, il quale approfittando di tanta prosperità, faceva ansiosamente ricercare se nelle antiche provincie romane eravi alcun diritto da rivendicare all'Impero: nell'antica divisione del quale erano toccate all'imperatore d'Occidente le isole di Corsica e di Sardegna. Mancando di miglior titolo egli pensò di valersi di questo, e spedì i suoi commissari ai Pisani ed ai Genovesi, ingiungendo loro di trasportarli in quelle isole. E perchè sì gli uni, che gli altri non si prestarono alle sue domande, arse di sdegno contro di loro, e minacciò di sfogarlo sopra Genova125. I Genovesi dal canto loro non erano contenti della legge emanata dalla Dieta intorno ai diritti reali; appoggiandosi ad antichi privilegi degl'imperatori, che li dispensavano da ogni tassa e da ogni servizio, a motivo della povertà delle loro montagne, e per ricompensarli della cura che si prendevano di difendere le coste dagl'infedeli.
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