Prima che ciò accadesse, gran parte de' signori tedeschi che avevano accompagnato l'imperatore, eransi, dopo la sommissione di Milano, ritirati alle loro case, ed al cominciare dell'inverno l'armata di Federico trovavasi molto indebolita; oltre che erasi avanzata in parte verso Bologna per sostenere i deputati, che dovevano far eseguire nel territorio della Chiesa i decreti della dieta di Roncaglia. I Milanesi, convinti che il sovrano credevasi disobbligato dall'osservanza dei trattati fatti coi sudditi; i Milanesi che sapevano d'averlo offeso, e non ignoravano quanto fosse proclive alla vendetta, credettero di prevenirlo, e si prepararono subito alla guerra. L'imperatore teneva guarnigione nel castello di Trezzo, posto in riva all'Adda, quattro miglia al di sopra del ponte di Cassano; lo che aprivagli sempre la strada del territorio milanese, e toglieva a quegli abitanti il vantaggio di difendersi dietro i fiumi che da due lati cingono la loro diocesi. I Milanesi attaccarono perciò Trezzo, e se ne impadronirono in tre giorni, ma non furono ugualmente felici nell'attacco di Lodi che difende un altro passaggio dell'Adda128.
L'imperatore conoscendosi troppo debole per punire all'istante tanti oltraggi, si limitò a denunciarli ad una corte plenaria che adunò ad Antimiaco presso Bologna. Il vescovo di Piacenza, quantunque città da lungo tempo alleata coi Milanesi, si diffuse in invettive contro di questi provocando un decreto della Corte che metteva Milano al bando dell'Impero, ed ordinava ai principi di riunirsi di nuovo per muovergli guerra.
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