Questa corte o dieta si occupò inoltre di altre gravissime cause. Adriano IV si lagnò della condotta de' messaggieri reali venuti a visitare il patrimonio della Chiesa. Sosteneva il papa, che l'imperatore senza sua intelligenza non poteva mandare deputati a Roma, perchè quella non era subordinata che alla Chiesa, che l'imperatore non poteva pretendere il diritto del fodero dal patrimonio di s. Pietro che in occasione di recarsi a Roma per ricevere la corona dalle mani del papa; che i vescovi d'Italia sono bensì tenuti a prestargli il giuramento di fedeltà, ma non di vassallaggio; siccome non erano tenuti a ricevere i messaggieri imperiali ne' loro palazzi; per ultimo, che tutti i possedimenti della contessa Matilde essendo devoluti alla santa Sede, spettavano al papa i tributi di Ferrara, di Massa, di tutto il territorio posto tra Acqua pendente e Roma, del ducato di Spoleti e delle isole di Sardegna e di Corsica. A queste gravi contestazioni un'altra se n'aggiunse assai più frivola, ma forse più calda rispetto allo stile adoperato dalla cancelleria imperiale nello scrivere al papa129.
Rispondeva Federico, che i suoi messaggieri, abitando ne' palazzi vescovili, abitavano in propria casa, perchè fabbricati sul suolo imperiale; che i vescovi non potevano dispensarsi dal dichiararsi suoi vassalli finchè rimanevano in possesso dei feudi dell'Impero; per ultimo essere affatto insussistente la pretesa sovranità del papa nella città di Roma, mentre egli aveva il titolo di re dei Romani.
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