Essa devesi piuttosto risguardare come la storia della guerra di Lombardia, che come quella del pontefice. Questa storia, ordinatamente scritta, è particolarizzata in modo che ben si conosce dettata da un testimonio oculare; e vi si trova tutta quella imparzialità che può pretendersi da una storia scritta in mezzo alle guerre civili. Sembra probabile che l'autore morisse prima di papa Alessandro, poichè il racconto non arriva che fino al 1178. Le altre due vite, quasi contemporanee, dello stesso papa raccolte da Amalrico Augerio e da Bernardo Guidone, non meritano pure di essere ricordate143.]La caduta di Crema non aveva scoraggiati i Milanesi, i quali, per l'alleanza che contratta avevano col legittimo pontefice, univano la loro causa a quella di mezza l'Europa, ed ammorzavano lo zelo de' loro nemici. Inoltre i Tedeschi, dopo aver sostenuta una così lunga e penosa campagna, sospiravano pel ritorno alla loro patria; onde Federico, quantunque rimasto in Lombardia per continuar la guerra, si trovò obbligato di licenziare la maggior parte della sua armata144, non ritenendo presso di se che suo cugino il duca Federico, figliuolo di Corrado, i due conti palatini Corrado ed Ottone coi loro vassalli, i vassalli proprj, e gl'Italiani della sua fazione. Conoscendo di non avere forze superiori a quelle de' nemici, nel 1160 si limitò a fare la piccola guerra.
Il fatto di Cassano fu il più importante di questa campagna. I Milanesi avendo posto l'assedio a quel castello occupato dalle truppe imperiali, Federico marciò il nove agosto per soccorrere gli assediati con alcune milizie pavesi, tutte quelle di Novara, di Vercelli e di Como, i vassalli di Seprio e della Martesana, il marchese di Monferrato, ed il conte di Biandrate.
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