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      Aveva bensì Federico permesso ai Cremonesi, ai Pavesi, ai Lodigiani di eleggersi i loro consoli; ma aveva mandati podestà a Ferrara, a Bologna, a Faenza, ad Imola, a Parma, a Como, a Novara, città che pur non erano alleate ai Milanesi, o che anzi avevano mandate le loro milizie in soccorso dell'imperatore: e quando in sul finire dell'estate questi passò in Germania, lasciava in Italia Rainaldo cancelliere dell'Impero, ed arcivescovo eletto di Colonia, in qualità di suo luogotenente generale, il quale rese indistintamente più grave a tutti i Lombardi il giogo loro imposto.
      Ninna scrittura ci fa meglio conoscere il terrore da cui erano compresi gl'Italiani, quanto gli Annali genovesi. Siccome lo storico Caffaro gli andava dettando anno per anno, conservarono dopo tanti secoli l'impressione del momento. Perciò lo stesso scrittore che con tanto entusiasmo aveva descritto l'universale ardore dimostrato dai Genovesi, quando, nel 1158, temendo d'essere attaccati dall'imperatore, rialzarono e rinforzarono le loro mura154, parlando adesso delle fresche vittorie di Federico adopera le più lusinghiere frasi, chiamandolo l'imperatore sempre augusto, sempre trionfante, quello che innalzò l'impero al più elevato grado di gloria155. Infatti i Genovesi spedirono una deputazione a Federico per felicitarlo della sua vittoria, ed assicurarlo della loro sommissione. E perchè nel tempo medesimo gli offrirono una flotta per valersene nella sua guerra di Sicilia, ottennero da lui un atto che ci fu conservato, col quale accorda ai consoli di Genova il diritto di chiamare sotto le loro bandiere in tempo di guerra gli abitanti della costa ligure da Monaco fino a porto Venere, vale a dire di quasi tutto l'attual territorio della repubblica, salva però sempre la fedeltà che questi vassalli di second'ordine dovevano all'Impero, ed il diritto di giustizia de' conti e dei marchesi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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