Tutto perdeva in un istante191.
Federico oppose il suo coraggio a tante sventure: confidava gli ammalati della sua armata ai Romani, che, per assicurarlo delle loro cure verso quegl'infelici, gli davano alcuni ostaggi. Dopo di che, radunando tutti gli uomini capaci di portar l'armi, s'incamminò verso più salubri climi. Attraversò egli la Toscana e lo stato lucchese, e penetrando le Alpi Apuane, condusse gli avanzi della sua armata in val di Magra. Non aveva in questo viaggio toccato il territorio della confederazione lombarda, ed era lontano da Pavia soltanto sessanta miglia, ove poteva recarsi senza avvicinarsi ad alcuna città. Quella di Pontremoli che non aveva preso parte nella guerra e che non troviamo dopo unita alla lega, gli rifiutò il passaggio. Quantunque mal fortificata, Federico non credette di poter ottenere colla forza ciò che veniva negato alle sue preghiere. Chiuso tra il mare e le montagne omai disperava di poter sottrarsi a tanto pericolo, quando gli venne incontro il marchese Malaspina, il quale conducendolo per le strette gole delle montagne de' suoi feudi, lo ridusse senza incontrar nemici fino a Pavia, ove giunse alla metà di settembre.
Colà Federico convocò subito una dieta, ordinando ai suoi vassalli d'andarvi con tutte le milizie di cui potevano disporre; ma il piccolo numero degl'intervenuti lo convinse dell'abbassamento della pubblica opinione. I deputati di Pavia, di Novara, di Vercelli e di Como, il marchese Obizzo Malaspina, il conte di Biandrate, Guglielmo marchese di Monferrato ed i signori di Belfort, del Seprio e della Martesana, formarono soli l'assemblea.
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