Pagina (122/316)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Da principio cercarono gli Anconitani di opporsi a tanta ruina, ma non sentendosi abbastanza forti per mantenersi in campagna, perchè era assai limitata la popolazione della città, e di questa ancora parte trovavasi lontana per oggetti di commercio, si videro costretti a ridursi entro le mura, dopo aver sofferto qualche perdita.
      Ancona era mal provveduta di vittovaglie, sì perchè il raccolto del precedente anno non fu abbondante, come perchè gli abitanti non credendosi minacciati d'assedio vicino, aspettavano il prossimo raccolto per riempire i loro granai. Ma la presente messe fu distrutta dal fuoco nemico senza che gli Anconitani potessero mettere nulla in salvo, ed il porto era chiuso dalla flotta veneziana, onde a mezza estate incominciarono a soffrire la fame. N'ebbe avviso l'arcivescovo, il quale, quantunque avesse già accostato alle mura e baliste e torri movibili, aveva però evitato ogni incontro, nè tentato verun assalto contro la città. Supponendo adesso di trovare i cittadini indeboliti dalla fame, fece suonare la carica, ed avanzar l'armata fin sotto le mura per dare un generale assalto. I cittadini riuniti dal martellare delle campane uscirono contro ai nemici combattendo valorosamente. La flotta veneziana approfittando del tumulto s'accostò alla città per isbarcare la truppa sulla spiaggia; ma avendo i consoli opposte loro le compagnie del porto, continuarono col rimanente della milizia a combattere contro gl'imperiali, che furono respinti fino al di là delle loro macchine, senza che però ardissero incendiarle, venendo difese dagli arcieri che gettavano una grandine di freccie e di sassi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





Anconitani Anconitani