Ciò vedendo una vedova nominata Stamura, prese un legno acceso, e lanciandosi verso le torri in mezzo alle freccie, non si ritirò finchè non fu sicura che il fuoco appiccato alle macchine non poteva più essere spento. Incendiate tutte le macchine d'assedio, i Tedeschi battuti allontanaronsi dalla città, e gli Anconitani levarono dal campo molti cavalli, di cui nutrironsi alcun tempo. Anche i Veneziani furono costretti di ritirarsi colla perdita di molti uomini, resa più grande pochi giorni dopo. Gli Anconitani, approfittando di un vento di mare gagliardissimo, fecero tagliare da alcuni palombari le gomene delle ancore, e s'impadronirono di sette navi portate dal vento sulla spiaggia della città212.
Malgrado questi passaggieri avvenimenti, la situazione degli Anconitani diventava ogni giorno peggiore. Cercarono perciò di far la pace coi loro nemici; e fecero offrire a Cristiano una grossa somma d'oro perchè levasse l'assedio; ma questi rispose che aveva giurato di non accordare capitolazione, e che non rimaneva loro verun altro partito che di darsi essi e la città a discrezione.
Il deputato fu ammesso a render conto della sua missione in presenza dei consoli e del consiglio generale; i quali avanti di nulla risolvere incaricarono dodici uomini probi di prender conoscenza in tutta la città de' viveri che ancora rimanevano e di darne conto all'assemblea. A fronte dell'estrema diligenza adoperata dai delegati non solo nelle case dei cittadini, ma ancora ne' ripostigli delle chiese, non trovarono che sei sacchi di frumento e nove sacchi di grano primaticcio213. Pochi giorni avanti erasi fatta ricerca di uovi per medicare le ferite, e non se ne trovarono dodici in tutta la città, che allora aveva dodici mila abitanti d'ambo i sessi.
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