All'indomani i dodici delegati esposero all'assemblea il risultato delle loro ricerche, cui i cittadini non risposero che coi gemiti. Sembrava omai impossibile a tutti il poter sottrarsi all'infelice loro destino; e molti proponevano d'arrendersi, altri esser meglio morire combattendo che sopravvivere alla ruina della patria, quando un vecchio cieco di quasi cent'anni, appoggiandosi al suo bastone, si levò in mezzo dell'assemblea e disse: «Cittadini d'Ancona, io ero console di questa città quando il re Lotario l'assediò con una potente armata. Pretendeva ridurci in servitù; ma fu forzato di ritirarsi vergognosamente. Prima e dopo di lui altri re ed imperatori che assalirono la nostra patria, non ebbero miglior successo. Qual vergogna per noi se questa città che resistette alla loro potenza, cedesse ora ad un prete, ed un vescovo trionfasse dei nostri soldati? Rammentate, o cittadini, la mala fede de' nemici e l'odio de' Tedeschi contro il nome latino: non vi sovviene più di Milano che Federico ha poc'anzi distrutto malgrado le contrarie promesse? e tenete per fermo che la vostra dedizione all'arcivescovo di Magonza sarebbe il maggiore de' vostri mali. Fate adunque un estremo sforzo per ottener soccorso dai vostri alleati; e, se non riesce, gettiamo in mare colle nostre mani tutte le nostre ricchezze per toglierle al vincitore, ed andiamo a morire combattendo valorosamente contro di lui214.»
Degli alleati d'Ancona che potessero soccorrerla in così pressanti strettezze, non eranvi che la contessa di Bertinoro della nobile famiglia de' Frangipani di Roma, padrona del ricco feudo di Bertinoro in Romagna215, e Guglielmo degli Aderaldi di Marchesella, uno de' capi del partito guelfo in Ferrara.
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