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      E perchè lo stesso trattato che doveva ristabilire la concordia tra l'Impero e le città lombarde rendesse altresì la pace alla Chiesa, Federico scrisse al papa di mandargli tre legati per trattare con lui, designandoglieli egli medesimo. Furono questi il vescovo di Porto, quello d'Ostia ed il cardinale di san Pietro ad vincula225. I quali prelati, muniti dei pieni poteri della Santa Sede, si portarono a Lodi ov'erasi adunata una dieta de' rettori delle città lombarde; ed in seguito passarono a Piacenza. Quando l'imperatore seppe ch'erano giunti nelle vicinanze di Pavia, gli fece invitare alla sua corte, ove onorevolmente li ricevette.
      La prima loro udienza fu pubblica. Federico aveva fatto innalzare il suo trono sulla gran piazza di Pavia, ove, circondato da' suoi principi, rivolse la parola ai legati in lingua tedesca, invitandoli con gentili maniere ad esporre i motivi della loro missione. Intanto i Pavesi trovavansi riuniti in parlamento. Allorchè l'interprete ebbe tradotto il discorso dell'imperatore, il vescovo d'Ostia, avanzatosi in mezzo dell'assemblea, con aspri e duri modi non sempre stranieri agli ecclesiastici, dichiarò di non poter rendere all'imperatore il saluto finchè lo vedeva ostinarsi nello scisma e nell'impenitenza; quindi riandò tutta l'istoria delle sue persecuzioni verso la Chiesa, impiegando a vicenda le minacce e le preghiere per ridurlo a mutar condotta. Il popolo adunato applaudì questo discorso, e lo stesso Federico assicurò il legato, che, mosso dai patimenti de' fedeli, era disposto a grandi sagrificj per mettervi fine226.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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