Gli altri cittadini divisi in sei battaglioni seguivano le bandiere delle sei porte, e dovevano combattere sotto gli ufficiali del proprio quartiere227.
Il sabato 29 maggio i Milanesi ebbero avviso che l'imperatore non era più di quindici miglia lontano dalla loro città. Benchè dei soccorsi che aspettavano dai confederati non avessero avuto ancora che le milizie piacentine ed alcune centurie scelte di Verona, di Brescia, di Novara e di Vercelli, fecero sortire il carroccio dalla città e si mossero contro di Federico prendendo la strada che da Milano conduce al Lago maggiore. Fermatisi presso Barano nella pianura che divide l'Olona dal Ticino, staccarono settecento cavalli per riconoscere il nemico; i quali non tardarono a scontrarsi in trecento Tedeschi seguiti a poca distanza dal grosso dell'armata. Essi li caricarono con vigore, ma dovettero ripiegare bruscamente verso il loro Carroccio trovandosi addosso tutta l'armata di Federico. I Milanesi vedendo avanzarsi contro di loro a galoppo la cavalleria tedesca, gittaronsi in ginocchio e fecero la loro preghiera ad alla voce a Dio, a s. Pietro, ed a s. Ambrogio; indi spiegando i loro stendardi si mossero arditamente contro i nemici. La compagnia del carroccio piegò un istante, e le truppe imperiali vi s'avvicinarono tanto, che s'incominciò a temere che cadesse nelle loro mani: perchè vedendolo la compagnia della morte, ripetendo ad alta voce e con entusiasmo il giuramento fatto di morire per la patria, gettaronsi con tanto impeto sulle truppe allemanne che atterrarono lo stendardo imperiale.
| |
Milanesi Verona Brescia Novara Vercelli Federico Milano Lago Barano Olona Ticino Tedeschi Carroccio Federico Milanesi Dio
|