I pontefici romani avevano contro di lui provocate le vendette del cielo; ed i suoi partigiani vedevano nelle proprie e nelle sue sventure la mano di Dio. Non gli rimaneva dunque altro partito che quello della pace, e Federico la ricercò di buona fede.
Spedì dunque al papa gli arcivescovi di Maddeburgo, di Magonza e di Worms, per entrare con lui in negoziazioni. Giunti alla città d'Agnani, ove allora risiedeva il pontefice, vennero ammessi in pieno concistoro. In questa prima udienza Alessandro dichiarò loro in termini positivi, ch'egli non separerebbe giammai la sua causa da quella dei Lombardi, del re di Sicilia e dell'imperatore d'Oriente. Non pertanto nelle segreta conferenze isolò poc'a poco i suoi interessi da quelli de' confederati.
Siccome Federico non pretendeva più dal papa nuovi privilegi, le trattative diventavano semplicissime, nè ammettevano ulteriori difficoltà. Gli si chiedeva che abiurasse lo scisma e gli antipapi da lui nominati; e rispetto a ciò Federico chiedeva che dopo l'abiura anche i prelati addetti alla sua fazione fossero ammessi in grazia della Santa Sede e riconfermati nelle loro cariche. Tali articoli furono ben tosto accettati dalle parti230. Non era così facile l'accordare gl'interessi dell'imperatore con quelli de' Lombardi; per discutere i quali il papa prometteva di passare in Lombardia, ove avrebbe presieduto all'adunanza delle città confederate. Ed in pendenza di queste trattative le parti stipularono una tregua generale per tutta l'Italia.
Se l'imperatore avesse prima adottata la via delle amichevoli trattative, non avrebbe sofferte le ultime traversie, nè perduta quella somma influenza che poteva esercitare sulle repubbliche italiane.
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