Non perciò ottenne di sventarne tutte le trame. In febbrajo del 1183, Federico rinnovò il trattato che aveva precedentemente conchiuso col popolo di Tortona, dandogli la più grande pubblicità, onde avvertire le altre città confederate che, prevenendo la pace generale, potevano da lui sperare vantaggiose condizioni. Con questa carta, che tuttavia conservasi, Federico promette di non pretendere dai Tortonesi tasse maggiori di quelle imposte ai Pavesi proporzionatamente alle ricchezze delle due città; promette d'annullare le infeudazioni accordate in pregiudizio del popolo, di rinovare la pace tra lui ed i suoi vicini; di lasciare i castellani del suo territorio dipendenti dal comune, conservandogli il privilegio del consolato e dei diritti feudali, siccome lo conserva al popolo di Pavia247.
Videsi allora staccarsi dalla lega una città che doveva alla lega la propria esistenza, e che più di tutt'altre doveva esserle fedele. Alessandria temeva la particolare animosità di Federico contro di lei, perciocchè discacciato vergognosamente innanzi alle sue mura, egli risguardava quest'avvenimento siccome un testimonio dell'odio del popolo, e sembrava risoluto di far abbattere le fortificazioni della città tosto che terminasse la tregua, e di rimandare i suoi abitanti negli otto villaggi da cui erano usciti. Per mettersi in salvo dalla sua collera, e procurarsi anticipatamente i privilegi pei quali gli altri confederati erano ancora in disputa, i cittadini d'Alessandria acconsentirono di sottomettersi ad una ceremonia umiliante che doveva appagare l'orgoglio di Federico.
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