Il quinto giorno degl'idi di marzo del 1183 promisero di sortire tutti dalla città per aspettare al di fuori delle mura il deputato dell'imperatore che doveva introdurli di nuovo in città, quasi loro dando una nuova patria, la quale d'allora in poi chiamerebbesi Cesarea. A tali condizioni prometteva loro il diritto d'eleggere i consoli, di averli sotto la sua protezione, e difenderli dalle aggressioni dei loro vicini248.
Appressavasi intanto il fine della tregua senza che il trattato definitivo fosse ancora conchiuso. Fortunatamente per la lega, che il principe che in appresso regnò sotto il nome d'Enrico VI, desiderava che suo padre nella vicina dieta convocata a Costanza lo associasse alle due corone di Germania e d'Italia. Rinnovandosi la guerra in Lombardia temeva che potesse mettersi ostacolo alla promessagli associazione, onde si adoperò perchè si riprendessero i trattati, ed ottenne dall'imperatore di far partire per l'Italia quattro plenipotenziari, Guglielmo vescovo d'Asti, il marchese Enrico Guercio, il fratello Teodorico e Rodolfo suo gran cameriere249. Questi deputati andarono a Piacenza ov'erasi unita la dieta delle città e convennero intorno ai preliminari della pace250. Dopo ciò indussero i consoli ed i rettori della lega a seguirli a Costanza, ove in presenza dell'imperatore fa data l'ultima mano al celebre trattato che porta il nome di questa città; trattato che per lungo tempo fu la base del diritto pubblico italiano, ed in conseguenza inserito nel corpo del diritto romano di cui forma l'ultima parte251. Fu firmato dalle due parti il giorno 7 delle calende di luglio, ossia il 26 giugno del 1183252.
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