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      Le civili discordie e le rivalità fra gli altri stati vicini sconvolsero ben tosto la pubblica tranquillità; l'autorità nazionale cadde in mano di una nobiltà prepotente, o di sanguinarj tiranni; e più d'una volta il furore delle fazioni ricondusse volontariamente le città a quella dipendenza, per sottrarsi dalla quale avevano versato torrenti di sangue.
      Un popolo non può vantare una libera costituzione quando il suo governo non sia contenuto entro giusti limiti da un potere qualunque, che possa continuamente richiamarlo e sottometterlo al tribunale della pubblica opinione. D'uopo è che un sentimento di timore comprima le passioni del governante qualunque volta s'oppongono all'interesse dei governati; ma l'istituzione di un potere repressivo e forse la più difficil parte della legislazione repubblicana. Perciocchè se si stabilisce nello stato un nuovo potere d'un'autorità abbastanza grande per frenare il governo e per giudicarlo, questo stesso potere diventerà la molla principale del governo, onde sarà poi necessario di comprimerlo ugualmente perchè non degeneri in aperta tirannia. Se poi si vuol rendere il popolo depositario di questo poter compressivo, tostochè avrà l'autorità di mutare il governo, o di deporre i suoi magistrati, ridurrà la costituzione ad un'assoluta democrazia, la sua potenza diventerà tirannica, ed egli sarà il principal nemico della libertà.
      Ma in tempo che le politiche combinazioni riescono d'ordinario inutili per istabilire un equilibrio manutentore della libertà, accade talvolta che quest'equilibrio sia il risultato d'estranee circostanze, e, per così dire, l'opera dell'accidente.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316