La storia di certe nobili famiglie che ne' quindici anni che abbraccia questo capitolo incominciarono a sortire dall'oscurità, minacciando colle loro querele perfino l'esistenza delle vicine repubbliche, è forse ugualmente arida, ma ugualmente ancora importante per le conseguenze che ebbe, essendo usciti più tardi da queste famiglie i tiranni di tante illustri città.
Questi due oggetti fisseranno dunque pressochè soli la nostra attenzione fino alla fine del secolo dodicesimo: omettendo di fermarci intorno alle animosità di alcune città rivali ed alle passeggieri guerre di alcuni popoli quando non influirono sulla loro sorte, o non furono illustrate da avvenimenti degni della nostra curiosità.
L'anno dopo la pace di Costanza, venendo Federico in Italia con il figliuolo Enrico, cui destinava la corona dell'Impero, quelle città, che avevano più valorosamente contro di lui combattuto, rivalizzarono nell'onorarlo. I Milanesi tra gli altri nulla omisero per guadagnarsi la sua affezione, e l'imperatore dal canto suo, dopo avere sperimentata la debolezza delle comuni già sue amiche, credette di appoggiarsi sopra una lega più potente procacciandosi l'amicizia de' Milanesi, a' quali accordava perciò nuovi privilegi e permetteva di rifare la città di Crema, le di cui mura non eransi più rialzate dopo ch'egli, ventiquattr'anni prima, le aveva spianate. I Cremonesi che vi si erano opposti quando la lega lombarda dispiegava tutta la sua potenza, si offesero gravemente e diedero così aperti segni del loro malcontento verso l'imperatore per avere, mosso dalle preghiere dei Milanesi, perdonato agl'infelici Cremaschi, che Federico irritato si pose alla testa delle milizie di Milano, e, facendo marciare innanzi il Carroccio del comune, entrò nel territorio cremonese, bruciò molti castelli di quel popolo ammutinato, e lo forzò ad implorare la sua clemenza263.
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