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      Altri Saraceni più inciviliti esercitavano la mercatura nelle città, altri avevano il favore della corte e vi occupavano spesso le prime cariche; tutti gli eunuchi erano musulmani e favorivano presso al re col proprio credito i loro compatriotti. I signori cristiani possedevano nell'isola contee e baronie tanto nelle città, che sulle coste, ma questi piccoli governi rassomigliavansi molto più ai pachalicks de' Turchi, che ai feudi dell'Occidente: in ogni luogo vedevasi cadere il despotismo in dissoluzione, dando luogo ad una generale insubordinazione, senza verun principio di libertà. Pure lo storico Ugo Falcando, dietro al quale abbiamo giudicata quest'epoca, parla enfaticamente della prosperità e della pace di cui godeva la Sicilia in sul finire del regno di Guglielmo II, senza però ch'egli abbia scritta la storia di questi tempi di tanta felicità; e siccome le nazioni non passano mai rapidamente dall'estrema dissoluzione d'ogni ordine sociale a tanta prosperità e gloria, così ci dev'essere permesso di credere che lo storico abbia voluto col contrapposto di questa imaginaria felicità, dare maggior risalto alla tirannide da lui descritta sotto il regno di Guglielmo, ed a quella che prevedeva sotto il dominio de' Tedeschi. Vero è intanto e cosa assai notabile, che la Sicilia dopo essere stata tolta agli Arabi non ebbe mai più regolare governo; e che anche il brigantaggio265 cui trovasi oggi abbandonata è la conseguenza della sua antica anarchia, da cui non si è mai potuta interamente liberare266.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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