Di fatti Federico perdette la vita nella guerra santa. Egli condusse in Asia una armata di novanta mila uomini, benchè licenziasse tutti coloro che non avevano del proprio almeno tre marche d'argento per supplire alle spese del viaggio. La sola cavalleria formava un corpo di trenta mila uomini. Aveva attraversata l'Ungheria e la Bulgaria e resi vani gl'intrighi dei Greci che non potevano vederlo senza diffidenza avanzarsi nel cuore della Romania. Nell'inverno del 1189 rimase in Grecia, ed attraversò lo stretto di Gallipoli soltanto in marzo del 1190. Soggiogò in seguito il sultano d'Iconium, che gli si era opposto, e ne bruciò la capitale; e già l'armata crociata era giunta nelle campagne dell'Armenia abitata dagli amici de' Cristiani, quando il 10 giugno Federico perì nel piccolo fiume chiamalo Salef annegato, o tocco d'apoplessia a cagione della soverchia freddezza delle acque273.
La morte di Federico fu compianta da tutte le città che pure furono lungo tempo esposte alla potente sua collera ed alla sua vendetta. I Lombardi e gli stessi Milanesi non potevano non ammirare il suo raro coraggio, la sua costanza nelle avversità, la sua generosità. L'intima convinzione della giustizia della sua causa l'aveva talvolta reso crudele fino alla ferocia contro coloro che gli resistevano; ma dopo la vittoria dissetava la sua vendetta coll'atterrare le insensibili mura; e per quanto fosse irritato contro i Tortonesi, i Cremaschi, i Milanesi, per quanto sangue spargesse finchè combatteva, non lordò il suo trionfo con odiosi supplicj.
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