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      Fin verso la metà del XII secolo niuno storico si prese cura di tramandare alle posterità gli avvenimenti di quella contrada; ma dopo tale epoca molti sono gli scrittori che ci lasciarono d'ogni cosa racconti minutamente circostanziati. Sappiamo da questi che alla morte d'Enrico VI tenevansi vive in ogni città le antiche fazioni, e che, se in alcune repubbliche regnava la pace, ciò dovevasi alle pattuite divisioni delle pubbliche funzioni e di tutte le dignità dello stato tra le famiglie rivali.
      Quasi tutte le repubbliche Italiane avevano abolita la magistratura consolare per rimpiazzarla con quella dei podestà, quali avevali istituiti Federico Barbarossa. Ogni città chiamava per un determinato tempo un capo straniero, gentiluomo e militare, che seco conduceva arcieri e soldati, ed era depositario non meno del potere giudiziario, che della forza pubblica cui rivolgeva, a seconda del bisogno, contro gl'interni nemici dell'ordine, e contro quelli dello stato.
      Benchè la plebe avesse una parte più immediata nell'elezione de' consoli che in quella dei podestà, approvò questa innovazione, e la trovò utile, perchè non richiedevasi meno d'una forza militare per metter freno alle turbolenti fazioni de' nobili.
      Quando il podestà veniva informato di qualche pubblico delitto, faceva appendere alle finestre del palazzo il gonfalone di giustizia; e facendo colle trombette avvisare tutti i cittadini di prendere le armi, usciva egli stesso a cavallo dalla sua residenza, circondato dalle sue guardie e seguito dal popolo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





Enrico VI Italiane Federico Barbarossa